(L’articolo, qui parzialmente riportato, è tratto da Fanzinarte.com)
Ecco una di quelle occasioni in cui mi viene l’acquolina e non vedo l’ora di trovarmi seduta nella poltrona della prima sala utile: è stato presentato in anteprima al Festival del Cinema di Roma il nuovo film di Edoardo Winspeare, Galantuomini. “E’ una storia d’amore impossibile tra un magistrato e un boss”, sottolinea il regista al suo quarto lungometraggio. Winspeare, nato in Austria, vive da sempre nel Salento, a Depressa. Ha alle spalle una sana gavetta come assistente alla regia, tecnico del suono, montatore, ed è stato per anni in giro per il mondo in qualità di fotografo. Ha realizzato alcuni documentari prima di cimentarsi col suo primo film, Pizzicata, del 1996.
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Ma torniamo a noi: il secondo film di Winspeare, Sangue vivo, del 2000, è tutto in dialetto con sottotitoli in italiano e in questa pellicola l’emozione è quasi palpabile (non vi dico qual è il soggetto, così forse vi verrà voglia di vederlo). Così come non vi dirò nulla nemmeno de Il miracolo, del 2003, che, sì, è ben fatto, ma non mi ha fatto venire la pelle d’oca come speravo.
Galantuomini è ambientato nel Salento tra gli anni settanta e i novanta, ovvero nel periodo d’oro della Sacra Corona Unita. Donatella Finocchiaro è il boss che si innamora del magistrato Fabrizio Gifuni. Del cast fanno parte anche Beppe Fiorello e Gioia Spaziani. “Un melò, una storia d’amore impossibile con uno scheletro noir“, così Winspeare definisce la sua opera. Chi ha assistito alla prima proiezione del film nota che non vi è un esplicito giudizio morale. Edoardo Winspeare spiega il perché:“Esiste un confine molto labile tra bene e male, soprattutto al Sud, dove siamo tutti un po’ collusi, un po’ mafioseggianti, ma far bene un film è già un’azione morale. Cerchiamo di capire anche i criminali, e la fascinazione del magistrato Gifuni per il male. Ma, ribadisco, ‘Galantuomini’ è una storia d’amore”.
Galantuomini esce nelle sale il 21 novembre prossimo.