Trama:
Una limousine percorre Mulholland drive, la strada che costeggia le colline di Los Angeles, a ridosso dell’enorme scritta ‘Hollywood’. All’interno una donna bruna, e i suoi misteriosi aguzzini. Improvvisamente un incidente d’auto, e la donna si ritrova sola e senza memoria. Impaurita si rifugia in una casa momentaneamente sfitta e li’ incontrera’ la nuova inquilina, Betty, una aspirante attrice, che la aiutera’ a ritrovare la memoria. Ma niente e’ quel che sembra, i misteri si infittiscono i la ‘realta” appare molto distante…
Commento:
La sottile linea che separa la veglia dal sonno porta il nome di ‘dormiveglia’. E’ in questo spazio interstiziale che Lynch lavora, generando pellicole mutanti rifiutate dal grande pubblico perche’ ‘incomprensibili’, ma che per essere comprese avrebbero solo bisogno di essere osservate da un’angolatura diversa, da quella per esempio che si ottiene posizionandosi nell’interstizio del dormiveglia. Appoggiata la testa al cuscino… riuscite a essere sempre sicuri del sogno e della realta’? O piu’ spesso i due mondi si sovrappongono? E’ il cinema ed e’ la celluloide, realizzati con la stessa materia di cui sono fatti i sogni. E in questi sogni e’ giusto perdersi. Anche Lynch pero’ ha dei conti da pagare, il dentista, il mutuo, ecc e di quando in quando lavora per la tv, il regno dell’antisogno, che spesso rifiuta le sue proposte. Mulholland Drive e’ figlio di un rifiuto, quello dell’emittente televisiva Abc, che a Lynch aveva commissionato un pilota per una serie, memore dei fasti di ‘Twin Peaks’. Alla fine del progetto si sono impossessati i francesi, sempre piu’ attenti al mondo dei sogni, Amelie’ Poulain docet, e ne hanno fatto un film per il grande schermo. Di questa travagliata genesi ‘Mulholland Drive’ paga il pegno, e non e’ sempre all’altezza di altri lavori del regista. Eppure il fascino noir della prima ora e’ indimenticabile, cosi’ come la fisicita’ estrema che si genera tra le protagoniste e la spietata risoluzione degli enigmi. Se non tutto si spiega questo ha a che fare con la materia dei sogni, ma quello che si spiega e’ forse troppo, e troppo ridondante, un didascalismo eccessivo incollato da esigenze forse produttive. Ci teniamo un buon film, e una grande riflessione sul cinema.
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