Trama:
1971, la guerra nel Vietnam e’ perduta, eppure i giovani americani vengono ancora richiamati alle armi e inviati dopo un breve addestramento al fronte. Il soldato Bozz e’ una sorta di eroe disperato, che riesce a trovare tutti i cavilli del regolamento per far congedare i propri compagni, ma per lui sembra non esserci scampo. Ed inizia l’ultima settimana di addestramento, a Tigerland, il campo dell’esercito nelle paludi della Luisiana.
Commento:
Mi dispiace parlare di film che nessuno vedra’ (o molto difficilmente). Tigerland infatti e’ uscito solo la settimana scorsa ed e’ in programmazione (a Roma) in una sola sala! Ho deciso di affrontare comuque la pellicola perche’ nonostante il periodo bellicista nel quale ci tocca vivere, gli appelli di Ciampi ad avere un tricolore in ogni casa (resta solo da stabilire quale tricolore) e deliranti manifestazioni a stelle e strisce (anche qui, quali strisce?), qui si parla di guerra, ma da un punto di vista estremamente interessante, cioe’ come non farla! Se siete giovani americani (o anche italiani a sto punto) e volete evitare di rientrare nel vostro paese in un sacco di plastica Tigerland e’ il film per voi. Girato con una fotografia sporca e sgranata (16mm gonfiato a 35) da un Joel Schumacher in stato di grazia la pellicola zoppica in alcuni punti, per esempio i dialoghi letterari e didascalici, ma chissa’ che non c’entri lo zampino della traduzione… gia’ il doppiaggio e’ pessimo. Un film antimilitarista senza retorica antimilitarista ma con un sano spirito individualistico tipicamente americano (e non a caso il ‘ribelle’ e’ texano) che si interroga sulla giustezza delle decisioni che altri prendono sulla vita delle persone. Il dialogo chiave in effetti e’ defilato, quando i soldati si interrogano sulle loro vite e arrivano alle conclusioni di essere ‘confusi’ ma che la loro confusione e le decisioni che ne derivano riguardano solo loro. Uno risponde… e se anche i vertici militari e politici fossero confusi? Le loro decisioni ci riguardano tutti. Il che detto, scritto e prodotto negli Stati Uniti non e’ niente male. Forse un po’ troppo estraneo dal clima di mobilitazione guerriero che ammorba l’aria. C’entrera’ nulla con la velocita’ con cui Medusa ha tolto il film dalle sale?
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