Trama:
Amelie e’ una trentenne parigina dalla vita moderatamente felice che per una sorta di fioretto si mette ad… aiutare gli altri anche se con soluzioni piene di stratagemmi come ama lei.
Commento:
Vero e proprio fenomeno cinematografico oltralpe (ma anche negli Stati Uniti) il film ha generato dibattiti tra sociologi e fiumi di parole (sprecate) sui giornali su un presunto ritorno al buonismo e ad una amelie-mania. Un confetto zuccheroso per alcuni, ed un mare di melassa per altri… ma dell’uno e dell’altro nella pellicola neanche l’ombra. Alla base c’e’ un regista, Jean-Pierre Jeunet, che torna alla carica dopo aver diretto il controverso ‘Alien 4, la clonazione’, e ci torna con tutte le armi di cui dispone. Via libera quindi a funambolici dolly ed intensivi usi del montaggio, ad una pellicola retro’ e verdeamara, tarata sul vintage di un mondo da terra di mezzo, fantastico eppure reale. E se Amelie cerca di fare il bene lo fa a dispetto del suo male, lo fa con un gusto grottesco, folle e perturbante, originale e dispettoso. Amelie non comunica, non e’ caritatevole, non e’ ‘buona’ nell’accezione cattolico mariana della parola, lo e’ come un folletto dei boschi, come quelle creature mitiche che ti aiutano, ma ti fanno anche indispettire. Tra una invenzione visiva e l’altra, tra una strizzatina d’occhio fin troppo maliziosa allo spettatore si consuma un buon film d’evasione. C’est tout.
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