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Jalla Jalla

film commedia, Svezia '01 Regia di Josef Fares, con Fares Fares e Torkel Patersson.
di pianetafilm 16 settembre 2007

Trama:
Immaginate una famiglia numerosa, composta da madre, padre, fratelli, sorelle, la nonna, gli zii, tutti libanesi, tutti trasferitisi 15 anni fa in Svezia e tutti interpreti (nel caso delle nonna, addirittura in maniera inconsapevole) di un film delizioso, una commedia leggera sull’amore, l’amicizia e i rapporti familiari: ecco, questo ? ‘Jalla! Jalla!’ (che in arabo vuol dire ‘presto! presto!), il primo lungometraggio di Josef Fares, 24 anni e quasi 10 di esperienza cinematografica alle spalle in qualit? di regista e sceneggiatore. Il film, prodotto da Luckas Moodysson (il regista di Togheter e Fucking Amal), campione di incassi in Norvegia, Finlandia e Svezia (dove ? stato interamente girato), ci racconta le vicende di una coppia di amici, Roro e Mons, alle prese con un lavoro non proprio gratificante (sono custodi di un parco) e dei rapporti di coppia decisamente poco sereni: Roro, interpretato fa Fares Fares, fratello del regista, ? figlio di immigrati libanesi (ma guarda un po’!) e innamoratissimo di Lisa, una ragazza svedese; la sua famiglia per? (nonna e padre in testa), spinge per fargli sposare Yasmin, libanese anche lei e vittima rassegnata di un fratello insopportabile, ottuso e maschilista. Mons dal canto suo, non ha rapporti con la propria fidanzata da settimane e deve combattere con il terrore di essere diventato impotente: le prova un po’ tutte per riscattarsi, dal porno shop al voyeurismo, passando per improbabili giochi sadosmaso, ma non sembra davvero azzeccarne una. E mentre la data del fatidico matrimonio si avvicina, lo stress per entrambi i protagonisti incalza.

Intervista:
QUANDO LA FAMIGLIA PENSA PER TE, TU PENSA A SCAPPARE ? lo slogan del film: perch? ? cos? difficile dire ai propri parenti che si ama un’altra donna? F: ‘Perch? apparteniamo ad un’altra cultura e, anche se questo non costituisce una regola, pu? succedere che si venga costretti a sposare qualcuno? noi riteniamo che l’amore sia importante nella vita e abbiamo provato a raccontarlo con una commedia’. Quanta autobiografia c’? nel film, quante analogie ci sono con la vita vera, dato che i ruoli sono affidati ai vostri familiari? J: ‘Non sono fatti che abbiamo vissuto personalmente (soprattutto quello dell’impotenza!): l’unica analogia ? quella con un mio cugino che ha sposato una svedese: anche io ho degli amici che sono stai obbligati dai genitori a sposarsi, anche se non a scegliere una donna precisa? ad ogni modo girare in famiglia ? stato senza dubbio vantaggioso: pap? e nonna non hanno mai studiato una battuta, hanno improvvisato tutto dall’inizio alla fine, ed ? stato un gran divertimento!’. Parliamo dell’integrazione tra le due culture, libanese e svedese, effettiva nella vostra vita, molto presente nel film. Come avete vissuto questo problema e quali difficolt? avete incontrato? F: ‘Questi sono tempi difficili, noi veniamo da Beirut, anche se dalla parte cristiana, ma se per me ? tutto pi? tranquillo, perch? ormai sono un personaggio noto, non si pu? certo dire lo stesso dei miei amici, per i quali tutto ? pi? difficile? Diciamo che il problema ? soggettivo, dipende dalla provenienza, dall’educazione che si riceve, e dal luogo in cui ci si reca’. J: ‘Credo che sia importante mantenere le proprie radici, ma anche saperle migliorare: la Svezia ? comunque un paese che accoglie bene gli stranieri. Dopo i fatti internazionali accaduti negli ultimi tempi, vi sentire un po’ pi? emarginati? F: ‘Si, sento che l’atteggiamento ? cambiato, specialmente quando sono negli aeroporti, non so se sono pi? io ad esser nervoso o se ? effettivamente tesa la situazione?’. Cosa pensate dell’integralismo? J: ‘E’ un atteggiamento che disapprovo, non mi piacciono i fanatici, non credo si debba usare la religione per fare la guerra’. Lo scambio di ruoli o la sorpresa finale del film, fanno pensare a opere teatrali di Goldoni, Marivaux e altri classici: sono testi che conosci, a cui ti sei ispirato? J: ‘No, non li ho letti: il risultato finale deriva dal fatto che ho lavorato molto in teatro prima di iniziare a girare’. Come ? nato l’incontro con Moodysson, il regista di Together? J: ‘L’ho conosciuto a un festival di corti, prima ancora che realizzasse Together e Fucking Amal. Gli ho fatto vedere dei lavori, lui ha parlato bene di me alla Memfis e loro mi hanno contattato. Cos? ? partito il progetto’. E ora, cosa bolle in pentola? J: ‘Sicuramente un film d’azione, con due protagonisti, un film felice, allegro. La stampa svedese non ama i film d’azione, per me invece il genere ? sottovalutato: per realizzare un buon film d’azione ? necessario soprattutto credere nei personaggi e non affidarsi a troppe esplosioni; basta anche solo una macchina che rotola per dare certi effetti?’ (a cura di Francesca Onorati)

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