Trama:
Un uomo di colore viene giustiziato sulla sedia elettrica, lasciando moglie e figlio. Le due guardie carcerarie che lo hanno scortato verso la sedia elettrica, rispettivamente padre e figlio, si odiano. La moglie del giustiziato ha odiato il marito fino alla fine, e adesso si cimenta in una disperata storia d’amore con una delle due guardie carcerarie. Su tutti incombe un inevitabile destino di sconfitte.
Commento:
Prendete un film, ambientatelo in Georgia, profondo sud degli Stati Uniti. Prendete un uomo giustiziato sulla sedia elettrica, i suoi aguzzini e i loro tormenti, la di lui moglie con il di lui figlio. Prendete il razzismo, la poverta’, due star e uno stuolo di attori memorabili. Prendete tutto questo e miscelate con forza: il risultato vi appare scontato come l’ennesimo blockbuster d’oltreoceano? Sbagliato: sopresa. Ecco un film capace di soprendere per scrittura e regia, l’una imputabile ad una coppia di sceneggiatori esordienti, Milo Addica e Will Rokos, l’altra ad un regista inquieto, Marc Forster Forster, gia’ protagonista del Sundance Film Festival, ci regala una pellicola anti-major, difettata perche’ non rispetta la simmetria in tre atti tipica del cinema americano, perche’ racconta una storia difficile in modo difficile, perche’ ammazza i suoi personaggi quando meno te lo aspetti (e quelli che meno t’aspetti), perche’ toglie continuamente pathos ad una trama di per se’ iper melodrammatica e perche’ aggiunge a piene mani il ridicolo della vita. Insomma, meravigliatevi di un oggetto un po’ alieno rispetto a cio’ che vi potevate aspettare, e assieme a noi meravigliatevi dell’abominevole doppiaggio, frutto di una uscita in sala anticipata di almeno un mese per cercare di sfruttare l’Oscar. Chi distribuisce? La ’01’, neonata etichetta della Rai.
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